Eleggere una donna, come sindaca, è la fine di un processo non l’inizio
Su Repubblica viene riportata questa dichiarazione al segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo:
“Lei ha detto anche che bisogna puntare sulle donne.“
Questa è la sua risposta:
Barbagallo: “Non soltanto a Palermo, abbiamo l’ambizione di fare proposte vincenti su tutti i 119 Comuni al voto. Attualmente nell’Isola le sindache sono appena 29 su 390. Le amministrative porteranno un milione di siciliani. Il Pd vuole mandare un segnale chiaro”.
Se le sindache in Sicilia sono soltanto 29 su 390 secondo Barbagallo e l’intero Partito Democratico, basta farne eleggere un po’ per risolvere il problema… “del genere”.
Arrivare all’elezione di una donna come sindaca è soltanto la fase finale di un processo di inclusione che parte da molto, molto lontano, se davvero si vuole colmare questo divario – perché parlare di donne oggi è facile- bisogna attuare delle “politiche” capaci di fare diminuire il gender gap anche in questo ambito.
Ad oggi le donne che riempiono bocche e titoli di giornale dove sono? Cosa stanno facendo? Che ruoli hanno nel partito? Come sono state coinvolte e quando?
Il desiderio di condividere e affidare un percorso politico a una donna non può essere frutto di una moda, le mode passano, bisogna invece crederci e spogliarsi da tutti i pregiudizi e stereotipi che hanno lasciato le donne, troppo spesso, ai margini della vita politica.
Non servirà a nulla avere delle candidate donne se dietro non c’è la volontà reale di realizzare un cammino che coinvolga, a tutti i livelli, la presenza femminile: di specchietti per le allodole, ne siamo stanche e stanchi.
Le dichiarazioni come quelle di Barbagallo e o di Letta mi sembrano quasi come se un giorno ci si fosse svegliati, da un torpore vegetativo, e ci si fosse accorti che esistono anche l’altro “mezzocielo“.
Come spesso dico e ribadisco quando a una festa dividi la torta con metà degli invitati, le fette sono più grandi e mangi di più.
Eleggere una donna, come sindaca, è la fine di un processo non l’inizio.