Trasloco nella casa sospesa di via Pagano
Era da un po’ che non sognavo la “casa sospesa“, solitamente siamo lì consapevoli che dal nostro piano, il quinto, in giù non c’è nulla, ma lei regge: è sospesa.
Questa volta è cambiato qualcosa, il palazzo c’è ancora tanto da avere tutti gli altri piani sotto, Subentra un grosso elemento ci vado a vivere con il mio compagno. È tutto ancora lì, in un antro dei miei ricordi, perfettamente ricostruito.
Abbiamo un dubbio con un filo del telefono nel corridoio, chissà perché; entro nella stanza piccola in fondo al corridoio e racconto a Francesco del plastico ferroviario di mio zio Renato, forse c’è ancora qualche pezzo.
I grandi balconi sono lì, cerco di scorgere il panorama che ricordo ma manca qualcosa, a sinistra però vedo addirittura il mare, questa è una nota fantasiosa in più. Addirittura guardando da una finestra guardo verso il crollo, come se a crollare non fosse stato quello che nella realtà, fuori dal mio mondo onirico è solo vuoto.
Il tempo scorre in una sola direzione ma qualcosa ti attira sempre verso un orologio che cammina verso il passato.