…e che poi arriva il terremoto
…e che hai saputo di loro da una telefonata, da uno sguardo, da un seno, li hai aspettati per mesi, poi li vedi, senti il cuore battere da un ecografo, quello che di solito serve a vedere quanto sia infiammato il proprio stomaco…
…e che poi hai messo la mano sulla pancia di tua sorella, di tua cugina, di tua cognata, hai sentito i calci, una mano che dà subito lascia una impronta, la tua, quella della zia, della mamma, della nonna, di papà di chi già ti ama quando sei un agglomerato di piccole, piccolissime cellule staminali che non vedono l’ora di differenziarsi e specializzarsi
…e che poi vedi i vestitini, quelli piccoli piccoli che compri non sapendo come sarà
…e che poi vedi la mamma a 9 mesi con una pancia enorme e un coraggio ancora più grande ed un papà che un po’ da parte sa già cosa è l’amore e che sarà l’unico uomo da sposare per la sua bimba diventata grande un giorno…
…e che poi arriva il giorno in cui nascono, e magari passi la prima notte con tua sorella e mentre lei dorme distrutta, tu guardi questo cosino piccolo piccolo e la mano che hai messo, timidamente prima sul pancione, oggi la metti adesso su di lui
…e che poi crescono e ti chiedi “ma come ho fatto senza?”
…e che poi ti guardi un attimo indietro e pensi “non sei stato sempre con me?”, “non ricordo la mia vita senza di te”
…e che poi arriva il terremoto, loro no, i bambini non possono morire, li hai portati soltanto a letto, gli hai dato un bacio, gli hai detto di non avere paura del buio e di fare sogni d’oro, a quale notte li abbiamo affidati?
…e che poi i bambini no, non possono morire.