Passeggiando
Normal
0
14
false
false
false
MicrosoftInternetExplorer4
/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Times New Roman”;
mso-ansi-language:#0400;
mso-fareast-language:#0400;
mso-bidi-language:#0400;}
Da un paio di pomeriggi, quando esco dal portone del mio palazzo, ho cominciato a soffermare il mio sguardo su una cosa che avviene.
Non si tratta del nuovo posteggiatore abusivo, nè delle macchine in doppia fila o del bidone di vernice messo come divieto di sosta fisico.
Queste cose ormai fanno parte del costume della nostra città.
Quello che mi colpisce, sinceramente, è una delle cose più naturali del mondo: il vedere due fratelli che camminano insieme, passeggiando, lungo Corso Calatafimi. Sono dei ragazzi che abitano nel mio stabile, incrociando il loro sguardo li saluto, con un po’ di tristezza non perché mi dia fastidio incontrarli ma per il non potere fare la stessa cosa.
Qui a Palermo, a volte mi definisco la reduce o una figlia unica , questo in pratica sono diventata.
Sono e sarò la sorella dei weekend, di Natale, di Pasqua, del primo Maggio, quella con cui a volte si fanno sempre le stesse cose. Chissà cosa si cela dietro questa forma ossessiva che compiamo.
Forse la mancanza del non potere più ridere insieme, come si è fatto per decenni con una, per meno con l’altro, solo per una grossa differenza di età.
Intanto il tempo scorre, così velocemente, da lasciarci senza fiato e davanti a me si appalesano dei mostri che non si piegano neanche quando Atropo ha deciso di tagliare il filo a cui tutti ci avvinghiamo, ma questa è un’ altra storia.