Poggioreale: una finestra quarant'anni dopo
Del terremoto nella valle del Belice, per chi è venuto dopo ci sono solo i racconti dei genitori che già c’erano e che ricordano di avere sentito le scosse anche qui a Palermo.
Per il resto da soli si può entrare nella storia, leggendo, informandosi di quello che è stato.
In passato, sono andata spesso nei paesi ricostruiti, da poco, attraversandoli ti sembra di non essere nella tua terra, perchè non riconosci la trama che ci lega alle sue radici.
Quando si cammina per il resto della regione non ci si fa neanche caso dei segni distintivi ma si percepisce invece quando queste mancano.
La settimana scorsa , mi sono addentrata a Poggioreale o in quello che è rimasto del paese vecchio.
Indicato da un cartello "ruderi di poggioreale".
E’ stata un’ esperienza indimenticabile, quello che rimane del paese cominci a scorgerlo dopo un paio di curve che separano il nuovo dal vecchio….
Ti trovi davanti un cancello divelto che lo chiude, in teoria in modo definitivo.
Un paio di cani sono lì davanti come se facessero da guardia alle anime rimaste intrappolate in quel posto.
Si viene immediatamente proiettati al 1968, anche se non ci sono ricordi propri ma dal profondo risale qualcosa che ti lascia attonito e stupito davanti a tanta sofferenza ancora tangibile attraverso un affresco o da una delle tante porte aperte verso il nulla.
Ho provato a fare delle foto e a raccontare quello che sentivo attraverso i miei scatti.
Spero nel mio piccolo di essere riuscita a rendere onore a questo posto.