Passeggiatina per andare a votare, nel pomeriggio, da sola. Rifletto camminando, mi sono affiorati tanti ricordi, tante facce del mio passato. Il gazebo era di fronte la scuola dove ho frequentato le elementari.Alcune delle mie compagne gia’ non ci sono piu’, altri hanno messo su famiglia. La mia maestra è diventata direttrice ed io sono cresciutissima e sicuramente non entrei piu’ nel banco dove facevo la merenda con il cornetto della torrefazione, lo stesso banco da cui ho capito in prima elementare che i miei occhi a soli cinque anni gia’ non funzionavano bene e vai col primo paio di occhiali. Continuando a camminare, mi sono resa conto delle distanze davvero esigue che da piccola ti sembrano dei chilometri, quando si andava a giocare dalle compagne di scuola, prime ed inevitabile esperienze d’amicizia. Io le ho adorate tutte, ad ognuna di loro ho dato me stessa, molte volte non è stato reciproco questo amore, crescendo pero’ quante batoste. Loro diventavano donne ed io, con la mia infinita adolescenza e sindrome da brutto anatroccolo, non ho avuto neanche un fidanzatino, così da essere incapace di capire che naturalmente l’interesse si andava spostando verso il sesso maschile e l’amicizia andava scemando.

Verso la fine del tragitto, mi sono sentita “una sopravvissuta” , vivo ancora a palermo, nel mio quartiere da sempre, conosco molti visi e tutte le strade, gli alberi e le loro radici che vengono fuori ed i miei fratelli?

Hanno interrotto la loro vita a palermo per potersi sentire completi e non accontentarsi del semplice lavoro che la tua citta’ modestamente ti puo’ offrire, soprattutto se possiedi certe attitudini e titoli di studio.

Mi sento comunque sola anche se faccio parte della trama di Palermo.