E’ pomeriggio ma io andrei gia’ a letto per non pensare a tutto quello che sto realizzando. Sono chiusa dentro una stanza che non mi soddisfa anche per la città

nella quale si trova. Sapere di certi spostamenti, migrazioni, mi spezzano il cuore e mi portano a non capire cosa sia rimasto a battere dentro il mio petto.

Pensare che tutto si fermi ad un’ azione meccanica, sono nata solo per questo? Allora perche’ mi sono fatta uomo? Sarei potuta nascere sotto altre forme di vita molte volte comunque piu’ brave di noi, forse perche’ loro sono mossi dalle istruzioni presenti nei loro geni, frutto di selezione anche attraverso le loro esperienze quella che io affronto sempre ma dalle quali non riesco a trarre nessun tipo di insegnamento visto che continuo a sbagliare.

Mi basta riscaldarmi un po’ al balcone di mattina con il sole che picchia per capire quanto la natura, con la clorofilla, ci sovrasti e ci faccia capire quanto siamo piccoli di fronte alla macchina evolutiva legata tanto al sesso ma non come la mente lussuriosa che ci appartiene possa pensare, niente affanno, nessun corpo umido e nessun gemito : solo il vedere nascere dall’asfalto dei teneri rami.

Mi lascia in silenzio, quasi mistico, questo spettacolo e riesce ancora a farmi sentire viva nonostante tutto dandomi una scossa interiore, prima li’ dove adesso c’e’ del verde , c’era un paletto di metallo che una macchina uscendo fuori strada ha divelto, era rimasta una piccola depressione che piano piano si è riempita di terra, il vento da bravo aiutante ha portato li’ quel seme che seppellito dall’asfalto ha avuto la forza di venire fuori ad adempiere il suo ruolo. Io, invece, mi sento ancora sotto quell’asfalto che mi pietrifica e che non mi fa andare verso il sole.