Conto fino a quattro
Forse se guardassi fuori dalla finestra vedrei sorgere il sole ma non mi va, sono ancora sveglia, le automobili a quest’ora sembrano un vecchio ricordo, un parassita di Palermo debellato, la temperatura è gradevole, quella che vorresti che ci fosse per tutta l’estate.
Non ci sono pensieri che mi affligono, il sonno è andato via stasera minuto dopo minuto, ora dopo ora, come se avessero decretato la mia notte bianca. Ci sono stati cuochi, suonatori, teatranti, danzatori mai stanchi, mani che applaudivano a ritmo e che si incontravano: speculari ma non sovrapponibili.
Questo grande circo era solo nella mia testa.
Penso che una sensazione possa prendere forma nel migliore modo in cui chi la prova sappia renderla tangibile, io ad esempio scrivendo o fotografando con la pinhole riesco a plasmare quello che gira tra i miei neuroni.
Non è un caso che la mia macchina a foro stenopeico sia arrivata da pochissimo tempo a fare compagnia alla attrezzatura fotografica che posseggo: lei, il treppiedi, il rullo, e minuti di esposizione che mi aiutano a controllare la mia impulsività, adesso prima di dire quello che penso riesco a contare fino a quattro. Se avessi usato questo metodo di fotografia anni fa, forse non sarei riuscita neanche a metterla in bolla, avrei lanciato tutto in aria.
Queste affinità sembrano seguirmi ma sono consapevole che si tratti del contrario. Si scelgono strade in salita, ci si ferma davanti ad un bivio magari guardando cosa ti consiglia la cartina stradale, che prima non avresti tenuto in considerazione. A trent’ anni, ancora, si muta non lo credevo possibile.
Anche questa è l’evoluzione, della mia di specie?