Come se le nuvole lo sentissero, oggi si sono raccolte sulla porzione di cielo che sovrastava il luogo in cui mi trovavo, ad annunciarmi che l’estate quella fatta di mare, di sole, di salsedine fosse conclusa.

Anche se non amo stare troppo sotto i raggi della nostra stella, oggi guardare la mia baia mangiucchiata dalle onde insieme a dalle nuvole minacciose che creavano un’ombra innaturale mi hanno fatto sentire un po’ di tristezza.

A quale porzione di Sicilia appartengo? Sono mare? Sono città? O semplicemente sono un’isolana?

Quest’ultima parola spesso viene dimenticata, travisata,  per senso di appartenenza al resto di Italia o perchè ormai ha un’accezione volgare, io penso invece che sia un qualcosa in più, un segno particolare da scrivere sulla carta d’identità: qui c’è il vento che ti segue tra i vicoli risalendo dal mare, ti scombina i capelli, ti alza la gonna e entra dalle tue narici, diventando sempre di più parte di te.

Quante volte guardando in fondo alle traverse del centro avete visto delle navi attraccate? Siamo abituati anche a questi giganti “posteggiati” come se fossero delle automobili, senza dire una parola o magari ci fermiamo un attimo a guardare le loro ciminiere, che sono una finestra da aprire velocemente sul passato.

Perchè noi siamo mare.

Palermo significa tutto porto e noi siamo i suoi marinai.