Apparentemente è la solita estate, di un anno qualsiasi, il 2010.

Il sole è alto in cielo, Guidaloca è sempre là, ha qualche pietra in meno ma rimane la mia baia.

Mio padre, è qui,  pronto ad accompagnarmi al mare, come fossi ancora una bambina, ma per lui sono sempre indifesa, sarà la “pecca” di ogni papà? Lui non me lo dice, non si è mai aperto così tanto ma dentro, so che pulsa, non sarei sua figlia e lui non sarebbe quello che ha determinato che io nascessi.

Ha paura di lasciarmi nelle braccia di questo mondo, teme che sia indifesa più di quanto non lo sia veramente, ha già visto come vivo il dolore,  anche se più di una volta, gli ho dimostrato di essere capace di fare molte cose e di sapere tanto.

E’ bello avere la consapevolezza che ci sia qualcuno che si preoccupi, ancora per te, nonostante tu abbia trentuno anni e tutti i presupposti o quasi, per avere una vita felice, ma Lui è sempre stato la mia ombra, fedele.

Se non fosse stato per mio padre, quante cose non avrei fatto e quante “avventure” mi sarei persa? Quante “follie” ha assecondato?

Forse se lo avessi ascoltato di più, adesso, la mia realtà sarebbe diversa dall’attuale, ma non sarei quella che sono e mio padre, Michele, lo sa.

Il filo invisibile con cui siamo legati, c’è sempre, ha cominciato a srotolarsi dal suo rocchetto nell’ Aprile del ‘ 79,

ha fatto un nodo più stretto a Febbraio del 2009 e ancora oggi in questa strana e assolata estate, continua ad esserci e a correre.

Su certi uomini si dovrebbero scrivere libri, su chi ha vissuto la guerra, la fame, e nonostante tutto è andato avanti ed creato con mia madre la mia famiglia, il mio nucleo di origine, fonte a cui attingere.

Oggi, in questa terrazza, con una palma vicino e dei pini poco distanti, mi chiedo quale sarà la prossima “avventura” che farò grazie a te, papà, e alle tue braccia, sempre  pronte a prendermi in braccio per non farmi scottare i piedi su una sabbia troppo calda.