PROPOSTA C2
Testo tratto da: Maurizio Caminito, Profili, selfie e blog, in LiBeR 104, (Ottobre/Dicembre 2014),
pp.39-40.
«Quando cambia il modo di leggere e di scrivere, cambiano anche le forme più consolidate per
trasmettere agli altri (o a se stessi) le proprie idee e i propri pensieri. E non c’è forse nessuna forma
letteraria (o para-letteraria) che, nell’epoca della cosiddetta rivoluzione digitale, abbia subìto una
mutazione pari a quella del diario.
Il diario segreto, inteso come un quaderno o un taccuino in cui si annotano pensieri, riflessioni, sogni,
speranze, rigorosamente legati alla fruizione o (ri)lettura personale, non esiste più. Non solo perché
ha mutato forma, lasciando sul terreno le sembianze di scrigno del tesoro variamente difeso dalla
curiosità altrui, ma perché ha subìto un vero e proprio ribaltamento di senso.
Nel suo diario Anna Frank raccontava la sua vita a un’amica fittizia cui aveva dato il nome di Kitty.
A lei scrive tra l’altro: “Ho molta paura che tutti coloro che mi conoscono come sono sempre,
debbano scoprire che ho anche un altro lato, un lato più bello e migliore. Ho paura che mi beffino,
che mi trovino ridicola e sentimentale, che non mi prendano sul serio. Sono abituata a non essere
presa sul serio, ma soltanto l’Anna ‘leggera’ v’è abituata e lo può sopportare, l’Anna ‘più grave’ è
troppo debole e non ci resisterebbe.”
Chi oggi scrive più in solitudine, vergando parole sui fogli di un quaderno di cui solo lui (o lei) ha la
chiave? Chi cerca, attraverso il diario, la scoperta di un “silenzio interiore”, “la parte più profonda di
sé”, che costituirà, per chi lo scrive, il fondamento dell’incontro con gli altri?
I primi elementi a scomparire sono stati la dimensione temporale e il carattere processuale della
scrittura del diario, non tanto rispetto alla vita quotidiana, quanto nei confronti di un formarsi graduale
della personalità.

Il diario dell’era digitale è una rappresentazione di sé rivolta immediatamente agli altri. Nasce come
costruzione artificiale, cosciente, anzi alla ricerca quasi spasmodica, del giudizio (e
dell’approvazione) degli altri. Rischiando di perdere così uno degli elementi essenziali del diario
come lo abbiamo conosciuto finora: la ricerca di sé attraverso il racconto della propria esperienza
interiore. Che viene sostituita dall’affermazione di sé attraverso la narrazione mitica (o nelle
intenzioni, mitopoietica) di ciò che si vorrebbe essere.»

Nel brano l’autore riflette sul mutamento che ha subìto la scrittura diaristica a causa
dell’affermazione dei blog e dei social: esponi il tuo punto di vista sull’argomento e confrontati in
maniera critica con le tesi espresse nel testo. Puoi articolare il tuo elaborato in paragrafi
opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprima sinteticamente il
contenuto.

Questa è la traccia, una delle sette, a disposizione dei maturandi per la prima prova dell’esame di Stato.

Da ieri leggo commenti negativi al riguardo che non sposo, una delle critiche maggiori è l’età del brano, perché dieci anni su Internet possono essere “ere geologiche”, sì, ma prima di dire questo è stato letto e compreso il testo? Io ho l’impressione di no e che il titolo, cosa a cui molti si sono fermati, non possa essere esaustivo del brano.

Può oggi la parola blog generare una tale “rivolta”? Tanto da pensare che dietro ci sia il World Wide Web senza i Social? Se è obsoleto il blog, la mia casa su Internet, “cosa sarebbe un diario allora? Ricordiamoci poi che sui Social siamo in “affitto.

Qualcuno crede che lo stomaco di un ragazzo nato nel 2005 non si aggrovigli andando avanti tra le pagine di quel quadernetto a scacchi rosso e bianco, scritto da Anna Frank, non sia lo stesso del mio e di qualsiasi altra generazione lo legga?

Lo spartiacque è la Rete: un diario offline ha caratteristiche differenti da uno online anche se può non essere un postulato. Online la materia si trasforma più facilmente di un papiro in un foglio di carta, che sia un Reel, una storia di Instagram o uno Shorts di Youtube. Poi il contenuto lo decidi tu, con aperture e chiusure, disinvolture e inibizioni, scopi o ingenuità, così come gli influencer insegnano.