Quando la mia onestà e il mio senso civico mi mettono davanti ad una scelta, ovvia, mi si configura sempre lo stesso ricordo, come se in un attimo tornassi ai primi anni’80. Perché?

Una mattina come tante, in seconda elementare, la mia maestra si assentò, dopo la prima ora o quasi in compagnia del bidello (ai miei tempi si chiamava così), arrivò la supplente, tutto nella norma penserete e invece no! Perché la persona che aveva ricevuto l’incarico di supplire era mia zia e non una di quelle lontane che neanche conosci, ma una delle persone a me più vicine durante la mia infanzia.

Un’altra bambina si sarebbe sentita al settimo cielo, io no, già mi sentivo appestata e pronta a compiere il peccato di essere una raccomandata, a mia insaputa, senza avere potuto scegliere, con la mia onestà spalle al muro.

Tutto questo senza nessun motivo reale perché non sarei mai stata raccomandata, soprattutto perché mia zia è una persona seria, ma anche perché rimase con noi per due giorni: era semplicemente tutto nella mia testa e nella mia ansia.

L’unico problema che dalla seconda elementare ad oggi ancora sussiste è la mia totale trasparenza e inadeguatezza di fronte a certi accadimenti della vita realizzati, da altri, soltanto per ferire e avere un tornaconto personale, che sia morale, economico e anche lavorativo: modus operandi che mi spiazza e mi porta in un baleno a essere nel 1986, piccola e disarmata alle pendici di Monreale…