Suor Angela Bipendu – Medica

Da quando l’Italia è uno dei Paesi più colpiti dal Corona Virus assistiamo, ogni giorno, durante i telegiornali ai bollettini per sapere come stia andando il numero dei contagi, dei guariti e purtroppo anche dei decessi.

Per rendere meno cruda e fredda la narrazione, durante l’informazione si alternano diversi servizi dai toni più leggeri e che possano divagare sul tema, ad esempio su come siano cambiate le nostre abitudini, ma quelli che più mi fanno riflettere e anche un po’ innervosire sono quelli che riguardano le storie di vita e di lavoro delle mediche. Proprio così al femminile.

Perché mi urtano proprio queste? Vi spiego, si inizia con la premessa fatta dal giornalista…”E adesso parliamo della storia di un medico che ha scelto di restare in prima linea… ” , “Parliamo di un medico lontano dalla sua famiglia..” , “Vi raccontiamo la storia di un medico sopravvissuto all’infezione da Covid-19”, “Questa è la storia di un medico che nonostante la sua vocazione continua a lavorare…”

Ascoltando queste parole chi ti aspetti di vedere nel servizio? Un uomo penserete e invece no…sono tutti dedicati a delle donne: l’ultima addirittura è una suora. Professioniste completamente cancellate da un utilizzo non corretto della lingua italiana.

Approfondendo la questione, a me molto cara, mi sono imbattuta in questo video realizzato dall’associazione dei giovani medici di base: Il Movimento Giotto, che ha deciso di usare il termine “medica” nel suo statuto. Nel video, oltre i numeri che dimostrano come sotto i 50 anni ci sono più donne che uomini tra gli iscritti all’Ordine, c’è un’intervista alla linguista Cecilia Robustelli, docente all’Università di Modena e Reggio Emilia e collaboratrice dell’Accademia della Crusca. La professoressa spiega come dal punto di vista morfologico, cioè della forma della lingua italiana, “ministra”, “sindaca” e “medica” sono termini corretti: sono semplicemente il femminile, con la desinenza “-a”, di maschili che hanno la desinenza “-o”.

Una frase del video mi ha colpito molto: “Medica è un termine corretto perché riconosce il ruolo professionale di una donna che ha studiato medicina e ne esercita la professione”.

Soltanto con l’impegno di tutte e tutti riusciremo ad avere una società che vedrà riconosciuti, anche grammaticalmente, i ruoli professionali che spettano alle donne perché hanno studiato per averli.

Non pensate che siano sottigliezze o che siano cacofonoci: è come passare un cancellino sopra una donna.

A proposito, la foto di Suor Angela Bipendu…non l’ho scelta a caso, iniziamo anche dalle divise a usare la desinenza corretta?