Ritornando da Milano…
Sono già passati quasi tre anni dall’avere accompagnato per la prima volta Michela Marzano in tour per il suo romanzo: L’Amore che mi resta.
Mentre scrivo questo post sono proprio sull’aereo, posto 29D, che mi sta riportando a Palermo dopo essere stata a Milano con lei per alcune tappe per presentare il suo nuovissimo romanzo: Idda.
Ho seguito degli incontri con la stampa insieme a tre eventi con il pubblico: uno proprio in città alla Feltrinelli Duomo, il 31 siamo andate a Voghera e il primo febbraio a Desenzano sul Garda. Tanta gente, tanti sorrisi, tante emozioni e anche tanta neve: un paesaggio bianco ci ha accolto, suggestivo, poi per me siciliana non vi dico ma non eravamo lì per andare in slittino! La gioia è stata nel trovare la libreria piena, nonostante le condizioni meteo avverse;il candore è servito a rendere tutto ancora più bello.
Ogni volta che il mio lavoro richiede la presenza dal vivo durante un evento sono sempre la stessa professionista operante al pc: precisa, puntuale, rigorosa, spesso controllo anche ambiti che non mi riguardano direttamente: che sia il filo del microfono, un ciuffo di capelli fuori posto o un bottone dispettoso…
Si deve avere tutto sotto controllo perché oltre ad essere responsabile dei contenuti che verranno pubblicati, si hanno puntati contro molti smartphone pronti ad immortalare e condividere tutto, spesso proprio eventuali fattori sfuggiti per una svista. Immaginate un evento come una set cinematografico, il ciak coincide al momento nel quale viene sollevato il microfono da chi accompagna l’autrice.
Ci sono alcuni momenti durante le sue presentazioni — nonostante io la segua in ogni respiro, in ogni passo, in ogni parola, in ogni silenzio, interpretando, scrivendo, scattando foto — nei quali mi ritrovo con gli occhi rossi e le lacrime che confondono lo sguardo, e il cuore che batte forte, soprattutto quando si fa un salto nel passato e si parla di alcune pagine di “Volevo essere una farfalla“.
Gli appuntamenti pubblici con Michela Marzano riescono a raggiungere livelli di empatia con il pubblico altissimi, e ho la conferma ogni volta che ne prendo parte; per questo dico sempre a tutte a tutti di partecipare, vorrei fare loro questo dono, anche se mi rendo conto di come questa mio invito possa essere accolto a volte.
C’è una clausola però affinché si inneschi questa relazione biunivoca con chi l’ascolta: si deve essere disposti ad aprire il cassetto delle emozioni, anche quelle che sono state chiuse a chiave, io l’ho fatto, le ho affidato quella della serratura del mio, aprendolo insieme.
La Serena di oggi c’è anche grazie a lei: mi ha aperto gli occhi sull’amore e su cosa resta quando l’amore, quello con la A maiusc
ola finisce, sul femminismo e su tante tante altre cose: tutto questo lo ha fatto senza sapere che io esistessi, lo ha fatto con quello che dice e con quello che è.
Tutto quello arrivato dopo esserci riconosciute non può stare su questa pagina…ma è vivo tra le righe.
Questa volta ci siamo salutate a Desenzano, con la pioggia che cadeva sul lago di Garda, creando onde concentriche come quelle della copertina di Idda…lei ha proseguito verso Verona, io verso un Frecciarossa, da sola, che mi ha riportato a Milano e nell’arco di 24 ore su questo aereo, a proposito mancano 20 minuti all’atterraggio, a Palermo ci sono 13 gradi Celsius, ma metterei volentieri la retromarcia…