Domenica pomeriggio, che fai?
Domenica pomeriggio, due gatti silenziosi ed io sola a casa.
Vorrei che i miei gatti fossero di quelli coccolosi, quelli dolci che sembrano due piccoli di leone si ma in cerca di coccole, invece no, sono due fiere in senso stretto: ti guardano, ti odorano le caviglie, sanno chi sei e proseguono in silenzio la loro vita, senza fare sentire neanche uno dei loro passi. Come se camminassero sopra una nuvoletta, i loro “gommini” ci isolano dai loro spostamenti, li percepisci soltanto se li vedi, tanto che quando sei senza di loro, passi un topo o uno straccio a te sembra di avere visto passare un gatto, ci sono volte in cui giureresti che lui era lì, anche se di felini nemmeno l’ombra.
Domenica pomeriggio, 12 Ottobre, ancora Estate
Ieri pomeriggio sono uscita con la mamma, abbiamo fatto un tipico sabato pomeriggio da città o paese, siamo andate in centro per negozi cercando non si sa cosa, trovando soltanto tanta confusione e ragazzine urlanti che pensano che l’unico modo per farsi notare dall’altro sesso sia quello di gridare.
Così tra la storica via pedonale di via Principe di Belmonte e via Ruggero Settimo, tra un “mi scusi avete scarpe Lacoste?” e andiamo da Zara che cerco una giacca, detto dalla mamma, quella ad avere speso soldi sono stata io, provando un trench.
Solo che oggi, molti dei miei amici sono a mare a fare il bagno, perché ci sono 30°C ed io ogni notte dormo con la finestra aperta e sudo anche, mi chiedo: perché ho fatto questo acquisto? Si, era molto carino, si il rapporto qualità/prezzo era perfetto, si perché aveva il cappuccio, si mi volevo convincere che il freddo sta arrivando, qualcosa magari che somigli anche all’Autunno?
Si narra che quando sono stata fuori per lavoro, la settimana scorsa, avesse pure piovuto ma so per esperienza che a volte, quando piove qui a Palermo, senti ancora più caldo, oltre alla nostra solita umidità si crea anche il vapore acqueo che ti fa sentire, ancora peggio di prima.
Domenica pomeriggio, voglia di fare che non ti fa fare
Pensi che certe giornate siano specifiche per fare determinate cose, speri di potere dedicare del tempo a qualcosa che credevi di potere realizzare o vedere come una mostra, poi pensi che tra il punto A, dove sei tu ed il punto B c’è di mezzo Palermo con molti dei suoi cittadini che hanno in serbo per te il loro pacchetto di insulti se non gli permetti di fare l’ennesima infrazione del codice stradale e ti passa la voglia.
Ti sfugge anche il desiderio, nonostante tu ci metta tutto l’impegno, di attendere un autobus che passi, perché 30 minuti è troppo, non è civile. Qui il concetto di “pedibus” tanto in voga si lega a trama fitta con quello del 2, numero storico che noi frequentatori delle fermate Amat, non tanto del mezzo stesso, conosciamo. Due= farsela a piedi (due, piedi).
Certo però dopo 2 o 3 chilometri fatti a piedi, anche il mio nervo sciatico comincia a pizzicare!
Tanto è il tempo che puoi passare in attesa che sono ancora di più le cose che succedono, come quella volta che un motociclista tornò indietro per dirmi che somigliavo tanto ad una sua amica e che per questo motivo dovevo diventare tale, al mio rifiuto, senza neanche conoscermi siamo passati già all’insulto: LO SAI CHE SEI MOLTO ANTIPATICA, e se lo dici tu….
Quindi alla fine che fai? O stai scrivendo un post su Calia e Semenza o stai leggendo il mio post, magari alla fermata del bus!
Domenica Pomeriggio, il passato
Se faccio un tuffo, proprio nel passato, tanto e tanto tempo fa a circa 20, 25 anni fa mi ricordo quando la domenica pomeriggio equivaleva ad andare dallo Zio, i grandi sentivano la musica e discutevano, noi piccole giocavamo per ore ed ore e quando si andava via era un gran dispiacere o si andava dalla zia della mamma ad incontrare altri cugini che si riunivano. adesso è tutto lontano, troppo lontano, mancano delle persone e anche dei luoghi.
Una cosa mi piaceva tantissimo, quando dallo Zio, arrivavano anche tutti i cugini che di solito incontravamo dalla zia della mamma, era praticamente una festa!
Restano i ricordi che sono belli come quando ti innamori ma che ti fanno sentire lo stessa morsa allo stomaco, quella che ho in questo momenti in cui scrivo.