Inizia in aramaico l’incontro con Leoluca Orlando al teatro Golden, ma chi lo ascolta non ha nessun problema a capire cosa stia dicendo: “mi candido a sindaco per il bene di Palermo”.
Il carisma, quello vero, lo vedi senza tanti fronzoli: un leggio, qualche foglio per avere una traccia da seguire, un grande manifesto bianco dietro, con un duplice significato: semplicemente Luca, insieme ad una storia tutta da scrivere. Racconta che ancora lo chiamano Sindaco, come se mai avesse smesso di esserlo.
“Diciamo basta ha subito dichiarato Orlando – a chi ha saccheggiato, derubato la città, ha chi ha inciuciato e tramato alle spalle. E’ arrivato il tempo di fare di Palermo una città sviluppata, accogliente ed attraente”.
Gli argomenti trattati sono tanti, esaminati punto per punto con passione e con un ritmo serrato quasi da fare invidia a tanti giovani vecchi candidati.
Inutile pensare che il ritorno di Orlando possa essere un remake di quella che è stata la primavera, ci si sbaglia, non ci sono allori su cui appoggiarsi, si riparte dallo zero, che dieci anni di Cammarata, ci ha lasciato.
Si andrà avanti con la consapevolezza dell’esperienza…quello si,  ma con un foglio bianco tutto da riscrivere.