Sono passati sei lunghi mesi, è finita sia la primavera, che l’ estate ed è iniziato l’autunno portandoci alla famigerata data in cui la mostra fotografica di Vittorio sarebbe stata inaugurata.
Siamo già oltre, le due settimane a noi concesse si sono concluse, volate via come ogni cosa bella della vita che lascia comunque dei bei ricordi, ad esempio la scelta fondamentale dei negativi da proporre e da realizzare su carta.
Nel mio piccolo, ho provato a dare la mia opinione, sia tecnica che da puro e semplice osservatore, lasciandomi influenzare solo dalle sensazioni che ogni negativo guardato attraverso il lupe riusciva a darmi.
In camera oscura ho fatto i capricci non perché non mi andasse di partecipare ma per il non avere un ruolo pratico, aggiungo giustamente, spesso mi trovavo dall’ altra parte della parete ad aspettare che la stampa si impressionasse per una prima volta, una seconda, fino alla versione definitiva.
Ho guardato Vittorio alzare il sopracciglio tante volte e camminare con le fotografie tra la pinza e la bacinella per andare verso la lavatrice in un equilibrismo quasi perfetto.
Ho visto le stampe asciugarsi ed arricciarsi per poi stendersi sotto una pila di libri di anestesia come se il contenuto delle loro pagine riuscisse a placare quelle increspature della carta che anche io posseggo, non solo nei capelli.
A fine Settembre è giunto il momento di separarsi da quelle trentasette immagini.
Il 24 Ottobre le abbiamo viste fiere e ormai grandi, mettersi in mostra rappresentando tutta la passione che il loro padre gli ha trasmesso.