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parole-dadiIeri sera ho preso tra le mani una specie di raccolta che ho fatto qualche mese fa con i post scritti su questo blog.

Mi sono resa conto della differenza profonda che esiste tra dei semplici file che leggi su un computer, "sfogliandoli" con un mouse e la bellezza di avere tra le mani le tue parole nero su bianco.

Mi è sembrato di leggere un libro, come se l’autore non fossi io, sono riuscita ad entrare nuovamente dentro le mie storie, vivendole nuovamente, con l’enfasi che la scrittura a volte lo scrivere ti chiede.

Ho pochi amici che utilizzano questo metodo per comunicare, molti lo trovano  imbarazzante.

Io ho deciso di non censurarmi quando provo a rendere percepibili agli altri le mie sensazioni.

E’ un scoglio necessario da superare se , molte volte, parli di te stesso e dei tuoi sentimenti.

Un altro problema che devo affrontare ogni volta che mi accingo a scrivere è il pensare al mio passato scolastico , in quel periodo non brillavo assolutamente nello scrivere, i miei temi spesso ricevevano dei voti che raramente superavano il 6, nei giudizi il fuori tema era la parola più ripetuta.

Questo mi ha fatto crescere con l’idea di non sapere scrivere, come se avessi questo marchio a fuoco addosso.

Poi, negli ultimi anni di scuola, grazie alla letteratura italiana, sono riuscita ad esprimermi e a centrare quello che il compito richiedesse.

La Divina Commedia è stata una fonte infinita di ispirazione sia per nutrire la mia anima che il mio calamo.

Quindi ogni volta che scrivo un post, lo sottopongo a giudizio altrui chiedendo se  l’ italiano utilizzato è degno di essere chiamato con questo nome.

Tutto ciò può sembrare il dietro le quinte di quello che mi passa nella testa quando scrivo, ma non riuscirei a lasciare al caso questo ambito così intimo della mia vita, anche perchè su questo blog non ci sono solo io ma anche voi che passate dei minuti della vostra vita tra le mie parole viscerali.