1312~Koala-Posters

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Sono stata l’ultima di tre figli, quando sono nata Alessandro aveva dieci anni e mia sorella Simona cinque, chissà che trauma deve essere stato per entrambi ritrovarsi questo tacchino da farcire a casa!

L’interazione con entrambi comunque è iniziata dopo un bel po’.

Loro crescevano e andavano incontro all’adolescenza io ancora ero col pannolino!

Mio fratello non mi calcolava proprio per l’altra credo di essere stata una specie di zavorra che veniva lanciata spesso nel vuoto!

Poi è arrivato anche per me il momento di crescere, con Simona ci siamo avvicinate anche perché abbiamo condiviso la stessa stanza per più di venti anni, con Ale l’ indifferenza regnava ancora sovrana, faceva quello che faccio io adesso, chiuso nella sua stanza a studiare o a sentire musica.

Quando si apriva uno spiraglio della porta era per lanciare gentilmente la nostra siamese fuori dalla camera.

Era normale che fosse ancora così tra di noi quando lui aveva venti anni, io ne avevo solo dieci!

Quale tipo di rapporto si sarebbe potuto creare? Ero una specie di potenziale koala attaccato alla sua gamba, altre funzioni non si erano ancora sviluppate.

E’ stato poi questione di qualche altro anno e  finalmente anche con lui ci siamo trovati,come se tutti quegli anni di distanza sotto lo stesso tetto avessero fatto da cassa di risonanza del nostro affetto.

 Questo legame tra noi tre fratelli lo riusciamo a sentire nonostante la distanza, che ormai da anni qui a Palermo mi ha fatto diventare “figlia unica”.

Ci cerchiamo sempre, siamo sempre in contatto, ci arriviamo a sentire mille volte al giorno in altrettanti modi diversi e se non arriviamo a sentirci ci pensiamo.

Dall’ altro lato ci sono io , con la mia vita di relazione.

Spesso mi trovo a cercere di fare capire cosa sia un rapporto di questo tipo a chi non ha avuto un fratello o una sorella con cui parlare,litigare, confrontarsi, pettinarsi, mangiare, uscire, scambiarsi i vestiti e soprattutto:

salutarsi per l’ennesima volta all’ aereoporto Falcone Borsellino.

A volte temo di sbagliare e di potere ferire chi non ha avuto questa fortuna perché gli parlo di sensazioni, di abitudini che mai potrà provare e mi ritrovo a fissare degli occhietti che non mi possono capire fino in fondo perché dentro di lui, giustamente, mancano certe cose.

Dentro di me spero di avergli dato comunque un buon esempio di quello che può essere nel suo immaginario la vita tra fratelli nati in Sicilia tra la fine degli ’60 e ’70 del secolo scorso, colpiti dal secondo flusso migratorio verso terre che offrono di più e purtroppo tolgono tanto.

Un bacino ad Ale e a Simo!